APOLIPOPROTEINA B, UN NUOVO TEST DEL SANGUE CHE PRECISA IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE
Il colesterolo LDL, ovvero cattivo, è un fattore causale dell’infarto. Quanto più è elevato tanto più si rischia. Quindi, rispetto a quanto si faceva un tempo misurando solo il colesterolo totale, oggi per definire il rischio per il cuore si misurano con maggior attenzione i “trasportatori” del colesterolo (ovvero le lipoproteine) piuttosto che il grasso stesso. Per questo, quando facciamo gli esami, il medico presta particolare a quelle a bassa densità, appunto le LDL, che se elevate tendono ad aumentare il pericolo che una placca presente in un’arteria che irrora cuore o cervello si rompa e quindi si crei un infarto o un ictus. Ma può bastare misurare le LDL, oltre alle HDL, ad azione protettiva? Forse, per definire meglio il rischio del singolo (ovviamente considerando l’intera situazione clinica e la presenza di altri elementi di pericolo come ipertensione, diabete, sovrappeso o fumo, oltre all’età), nel prossimo futuro aggiungeremo alle classiche misurazioni anche due altri parametri: uno fondamentale, che si chiama apoB. L’altro, di cui si parla molto è invece la Lipoproteina (a) o Lp(a).
Secondo una ricerca condotta dagli esperti della Chalmers University of Technology in Svezia e dall’Università di Harvard negli USA, pubblicata su European Heart Journal (primo nome Jakub Morze) la combinazione di questi due marcatori può fornire informazioni più accurate sul rischio individuale di malattie cardiache rispetto all’attuale esame del colesterolo.
Dal colesterolo ai “trasportatori”
Il colesterolo come altri lipidi viene trasportato nel sangue da particelle specializzate chiamate lipoproteine, che si dividono in quattro classi principali. Tre di queste classi presentano sulla loro superficie una proteina speciale chiamata apolipoproteina B (apoB): se sono in eccesso le lipoproteine con apoB tendono a mantenere il colesterolo nel sangue e a formare la placca sulla parete. Al contrario le HDL hanno azione di “pulizia” per i vasi. Negli ultimi tempi l’attenzione degli studiosi si è ovviamente concentrata sul colesterolo cattivo o LDL. Questo studio però aggiunge un dato in più. In precedenza non era chiaro se due pazienti con lo stesso livello totale di “colesterolo cattivo”, ma che differivano nelle caratteristiche del loro trasportatore (tipo di lipoproteina, dimensioni, contenuto lipidico), avessero lo stesso rischio di malattie cardiache. Pertanto, l’obiettivo di questo studio è stato determinare l’importanza di questi diversi parametri. Questo è il più ampio studio del suo genere fino ad oggi e i risultati mostrano per la prima volta l’importanza relativa delle tre principali famiglie di lipoproteine ??per il potenziale rischio di malattie cardiache.
Cos’è l’apolipoproteina B e perché si esegue il test per quantificare i valori di Apo B nel sangue?
L’apolipoproteina B (Apo B) è il componente proteico primario delle lipoproteine a bassa densità (LDL). La quantità di colesterolo contenuta all’interno delle LDL varia, ma ogni LDL contiene esattamente una proteina Apo B. Per questo motivo l’Apo B viene considerata un indicatore più affidabile del colesterolo LDL in circolazione rispetto allo stesso colesterolo LDL (LDL-C).
L’Apo B è fortemente associata a un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e per questo il test per l’Apo B può essere richiesto quando vi sia il sospetto di rischio cardiovascolare.
Cosa significa il risultato del test?
Un livello di Apo B superiore all’intervallo di riferimento indica un aumento del rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche, anche in un contesto di colesterolo LDL accettabile.
Più precisione nel definire il rischio
I ricercatori hanno analizzato campioni di sangue di oltre 200.000 persone senza storia di patologie cardiache tratti dalla UK Biobank, misurando il numero e le dimensioni delle diverse lipoproteine ??che trasportano il colesterolo nel sangue. Si sono concentrati specificamente sulle lipoproteine ??che trasportano una proteina chiamata apoB, presente in tutti i portatori del “colesterolo cattivo”. Seguendo i partecipanti anche fino a di 15 anni, hanno esaminato quali modelli di tipi e dimensioni di lipoproteine ??fossero più fortemente correlati a infarti in futuro ed hanno convalidato i dati ottenuti in un separato studio di coorte chiamato “Simpler”. Analizzando assieme tutti questi parametri si è visto che l’apoB è il miglior marcatore per i test sul rischio di malattie cardiache. Poiché l’apoB indica il numero totale di particelle di “colesterolo cattivo”, la sua misurazione offre un test più accurato rispetto ai test standard per il colesterolo. Attenzione però. Si può continuare a fare sempre la classica analisi del colesterolo-LDL. In circa un paziente su dodici, i test standard per il colesterolo potrebbero sottostimare il rischio di malattie cardiache, un fattore importante da considerare, poiché il 20-40% di tutti i primi casi di malattie cardiovascolari è fatale .
Passando al test dell’apoB, possiamo migliorare questa accuratezza e potenzialmente salvare vite umane. Tuttavia, lo studio ha anche dimostrato che anche una sorta di “copia” del “colesterolo cattivo”, la lipoproteina(a), è un tassello importante del mosaico e dovrebbe essere anch’essa analizzata, almeno una volta nella vita. In alcuni individui infatti i valori di Lp(a) sono estremamente elevati, con conseguente aumento delle probabilità di sviluppare cardiopatie. Per cui vanno conosciuti per una definizione più corretta del rischio cardiovascolare del soggetto.
Cosa potrebbe cambiare
Questi risultati indicano che la conta delle particelle apoB potrebbe eventualmente sostituire il test standard per il colesterolo nel sangue, magari anche insieme alla lipoproteina(a), per ottenere un quadro più preciso del rischio di malattie cardiovascolari. “Lo studio mette in risalto come i valori di apoB ed Lp(a) siano associati al rischio cardiovascolare
Occorre che le persone sappiano che bisogna tenere sotto controllo il colesterolo LDL raggiungendo valori target specifici in base al rischio cardiovascolare di ognuno: stiamo parlando infatti di un fattore causale delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di morte in Italia. Nel prossimo futuro, avremo a disposizione farmaci mirati per agire anche su Lp (a) e quindi potremo affrontare con una specificità ancora maggiore, in base al rischio del singolo, la prevenzione di infarti ed ictus.