LA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE E’ FONDAMENTALE, META’ DEGLI INFARTI DIPENDE DALLO STILE DI VITA
Metà degli infarti è evitabile modificando i nostri stili di vita.
Le malattie cardiovascolari causano il 40% delle morti in Europa, e per le donne si arriva al 50%.
Le malattie cardiocircolatorie sono la prima causa di decesso a livello mondiale e rappresentano la principale cronicità.
Le patologie più frequenti sono la cardiopatia ischemica e le malattie coronariche, caratterizzate da un’alterazione dell’anatomia o della funzione delle arterie che portano il sangue al cuore. Questa resta la principale causa d’infarto.
Poi non vanno dimenticate le aritmie e tra queste la fibrillazione atriale, il cui rischio aumenta col passare degli anni. Tra le malattie valvolari, c’è la stenosi aortica, anche in questo caso legata all’età e molto più frequente dopo i 70 anni. In aggiunta non va dimenticata l’insufficienza cardiaca, determinata da tutte le malattie del cuore quando non vengono intercettate in tempo: il risultato è che il cuore stesso non riesce più a fare bene il suo lavoro.
Come possiamo prevenire l’insorgere delle malattie cardiocircolatorie? Quanto conta l’ereditarietà e quanto i nostri stili di vita? Come possiamo prenderci cura del nostro cuore?
La familiarità per l’infarto vale soprattutto per quello precoce, cioè prima dei 60 anni, e per i congiunti di primo grado.
In generale quando è presente significa che si nasce con le coronarie un pochino più suscettibili andando avanti con gli anni e dunque bisogna essere ancora più attenti nella prevenzione. A tal proposito ci sono delle buone regole che dobbiamo osservare, tenendo presente innanzitutto che ci sono tre fattori di rischio – l’ipertensione, il diabete e l’ipercolesterolemia – da curare con farmaci e ai quali è riconducibile la metà degli infarti.
L’altra metà degli infarti è evitabile modificando i nostri stili di vita: tolleranza zero sul fumo (anche poche sigarette al giorno raddoppiano il rischio), evitare la sedentarietà anche con soli 15-20 minuti di passeggiata al giorno, adottare a tavola una dieta mediterranea con frutta, verdura e pesce, e fare attenzione al peso corporeo.
Parliamo di piccoli ma importanti gesti quotidiani come – innanzitutto – seguire una dieta equilibrata, ricca di cereali integrali e frutta e verdura, che contenga anche legumi, latte, yogurt, carne bianca e pesce, quest’ultimi da preferire rispetto alle carni rosse e conservate. In secondo luogo, sono fondamentali i comportamenti: a tavola scegliere cibi poco salati, evitare l’uso di bevande zuccherate e moderare il consumo di bevande alcoliche. L’uso di tabacco va evitato. Inoltre, fare un po’ di movimento quotidiano diventa fondamentale: una bella camminata prima o dopo il lavoro o la scelta dei gradini al posto dell’ascensore sono solo alcuni dei modi, anche semplici, con cui possiamo tenerci in esercizio giorno dopo giorno, specie per chi non ha il tempo (o la propensione) a svolgere un’attività fisica vera e propria, che darebbe ancora più benefici al nostro organismo.
Quali sono i principali segnali di allarme per scoprire “in anticipo” potenziali patologie?
I sintomi sono tanti. Il più tipico è il dolore al petto, al torace. Se dura pochi minuti poi scompare può essere associato a uno sforzo, se invece dura più di mezz’ora può essere segnale di un infarto e bisogna recarsi subito al pronto soccorso.
Un altro sintomo, ma non sempre, è l’affanno: se di solito faccio quattro rampe di scale senza sforzo, poi inizio ad avere problemi dopo un piano, la causa può essere, tra le altre, il cuore. Infine, ci sono le palpitazioni, un sintomo che invece solo il cuore può dare. Tutte le casistiche che ho elencato, intervenendo in tempo rivolgendosi a un medico, possono essere risolvibili.
Che risultati rilevanti ha raggiunto la medicina nella cura delle patologie cardiocircolatorie negli ultimi 10-20 anni e quali sono i prossimi obiettivi?
I passi veramente cruciali che hanno cambiato la storia della cardiologia sono i seguenti.
Sul versante coronarico il bypass ha rappresentato la svolta per molti pazienti e più di recente lo hanno fatto gli stent, con la possibilità di aprire le coronarie. Nel futuro, su questo fronte, non mi aspetto nulla di clamoroso, visto quanto già di straordinario è stato fatto.
Sul versante delle aritmie, per quanto riguarda la fibrillazione atriale, le due cose che hanno cambiato la storia sono stati il pacemaker e successivamente l’ablazione.
Infine, per l’insufficienza cardiaca, in passato l’introduzione di pacemaker particolari e la terapia di risincronizzazione hanno dato entrambi ottimi risultati. Più di recente, il passo più importante è stata la combinazione di quattro farmaci messi a punto negli anni che, grazie a un effetto additivo, hanno migliorato in maniera straordinaria la prognosi di insufficienza cardiaca che, se non trattata, è peggiore di quella di cancro al polmone.
Recentemente è stato scoperto che sia l’angina sia l’infarto possono essere causati da alterazioni funzionali delle coronarie, che si ammalano senza ostruzioni. Per molti anni ciò era stato trascurato: circa metà dei pazienti con angina e il 10% di quelli con infarto non hanno ostruzioni: prima venivano purtroppo persi per strada, ora invece si può intervenire con tecniche diagnostiche e terapie mirate.