La Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia comune, prevenibile e trattabile. Dal 2020, rappresenta la terza causa di morte nel mondo, causando più di 6 milioni di morti a livello globale. Si tratta di una malattia complessa, multifattoriale, caratterizzata da limitazione scarsamente reversibile del flusso aereo e da persistenti sintomi respiratori quali dispnea, tosse e/o produzione di espettorato.

Il fumo di sigaretta rappresenta il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di BPCO, come anche l’esposizione ad inquinanti ambientali o fumi da biocombustibili.

I pazienti affetti da BPCO sviluppano nella storia naturale della malattia improvvisi peggioramenti dei sintomi noti come riacutizzazioni.

Inoltre, essa si associa molto spesso a diverse altre patologie croniche che di fatto ne aumentano la morbidità e la mortalità.

Le broncopneumopatie croniche ostruttive sono malattie dell’apparato respiratorio caratterizzate da un’ostruzione irreversibile delle vie aeree, che possono avere gravità variabile, anche in rapporto all’età e alla causa che le determina. A lungo termine la malattia provoca modificazioni strutturali dei bronchi, che riducono, anche marcatamente, l’efficienza della funzione respiratoria. I fattori di rischio più importanti per lo sviluppo della malattia sono la mancanza o la carenza di una molecola denominata alfa-1 antitripsina e il fumo di sigaretta. Circa il 75% delle persone affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva, comunemente indicata con l’acronimo BPCO, presenta riacutizzazioni che sono caratterizzate da un peggioramento dei sintomi, in particolare della dispnea e della tosse. Quando le riacutizzazioni sono lievi o moderate possono comportare solo adeguamenti delle cure, mentre quando sono gravi richiedono il ricovero. La broncopneumopatia cronica ostruttiva si associa a patologie cardiovascolari metaboliche e quelle a carico di ossa e muscoli. In particolare, le malattie cardiovascolari sono presenti nel 20% dei casi e si stima che il 20% delle riacutizzazioni della broncopneumopatia cronica ostruttiva sia dovuto a uno scompenso cardiaco acuto. Tiné e colleghi hanno valutato: la frequenza dello scompenso cardiaco nei malati che sono afferiti al Pronto Soccorso con una diagnosi di riacutizzazione della broncopneumopatia cronica ostruttiva, la coerenza fra la diagnosi formulata al Pronto Soccorso e quella fatta nel Reparto di Pneumologia e i fattori associati al rischio di decesso dopo le dimissioni dall’Ospedale. Sono stati analizzati in maniera retrospettiva 119 casi afferiti al Pronto Soccorso per una riacutizzazione dei sintomi respiratori e poi trasferiti nel Reparto di Pneumologia. Qui è stata formulata una delle seguenti diagnosi: sola riacutizzazione della broncopneumopatia cronica ostruttiva, broncopneumopatia cronica ostruttiva associata a scompenso cardiaco e broncopneumopatia cronica ostruttiva associata ad altre malattie. I risultati hanno indicato che, presso il Reparto di Pneumologia, nel 40.3% dei casi è stata formulata una diagnosi di sola riacutizzazione di broncopneumopatia cronica ostruttiva, nel 40.3% di riacutizzazione di broncopneumopatia cronica ostruttiva con associato scompenso cardiaco e nel 19.4% di riacutizzazione di broncopneumopatia cronica ostruttiva associata ad altre patologie. La concordanza fra le diagnosi formulate al Pronto Soccorso e quelle del Reparto di Pneumologia c’è stata, rispettivamente per i tre quadri, nel 67%, nel 23% e nel 57% dei casi. Nel Reparto di Pneumologia è stato diagnosticato lo scompenso cardiaco nel 60% dei malati con la forma lieve di broncopneumopatia cronica ostruttiva, solo il 43% dei quali era stato individuato in Pronto Soccorso. Nelle persone con la forma più grave di BPCO, la frequenza dello scompenso è stata del 40% e tale condizione è stata individuata per la prima volta nel reparto di Pneumologia. I fattori associati al rischio più elevato di decesso sono stati: il non inserimento del malato in un programma di assistenza specifico per la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la presenza dello scompenso cardiaco e un nuovo ricovero precoce per riacutizzazione della broncopneumopatia cronica ostruttiva.

BPCO e Malattia Cardiovascolare

La Broncopneumopatia cronica ostruttiva e le patologie cardiovascolari coesistono frequentemente nello stesso paziente, condividendo d’altronde gli stessi fattori di rischio tra cui fumo di sigaretta, età avanzata ed uno stile di vita sedentario e agiscono sinergicamente come fattori prognostici negativi. I pazienti, in cui BPCO e patologie cardiovascolari (CVD) coesistono, hanno una peggiore qualità di vita, peggior controllo dei sintomi respiratori (dispnea) e ridotta tolleranza all’esercizio fisico, rispetto ai pazienti con le singole malattie isolate. Le malattie cardiovascolari più frequenti in questi pazienti sono:

  • Cardiopatia ischemica

Nei pazienti con BPCO il rischio di cardiopatia ischemica è aumentato probabilmente per l’infiammazione cronica e lo stress ossidativo. Si stima che tale rischio aumenti proporzionalmente alla riduzione della funzionalità respiratoria (FEV1) valutabile mediante spirometria. In questi pazienti spesso vi è ipossia durante l’esercizio fisico, la frequenza cardiaca è aumentata, vi è una compromessa capacità vasodilatatoria con un ipertono del sistema simpatico; tutti fattori che possono causare o peggiorare la cardiopatia ischemica.

 

  • Ictus

Il rischio di ictus, sia ischemico che emorragico, è approssimativamente del 20% nei pazienti con BPCO. Questo rischio è 7 volte aumentato in seguito ad una riacutizzazione di malattia.

 

  • Aritmie

La fibrillazione atriale (FA) è l’aritmia più frequente in questi pazienti. Le riacutizzazioni di BPCO possono essere un trigger per la FA e viceversa. La BPCO è ,inoltre, un fattore di rischio per la morte cardiaca improvvisa indipendentemente dal profilo di rischio cardiovascolare.  La coesistenza di una FA non modifica la terapia. I broncodilatatori, farmaci maggiormente utilizzati per il trattamento della BPCO, sono stati in passato considerati come agenti potenzialmente proaritmici. Tuttavia, recenti evidenze supportano la sicurezza nell’uso dei LABA e dei LAMA, invece,raccomandano cautela con l’utilizzo dei SABA (es. Ventolin) che possono precipitare un FA. Inoltre, antibiotici quali macrolidi (es. azitromicina), spesso prescritti per le riacutizzazioni di BPCO, causano prolungamento dell’intervallo QT e aumentano il rischio di aritmie ventricolari e morte cardiaca improvvisa.

 

  • Insufficienza cardiaca

L’insufficienza cardiaca è una frequente e importante comorbidità nei pazienti con BPCO e ha un significativo impatto sulla prognosi di questi pazienti. Molti sintomi, come la dispnea, sono condivisi tra le due patologie e per questo motivo spesso la BPCO in questo setting di pazienti è sotto-diagnosticata. La coesistenza di queste patologie talvolta induce a cambiamenti terapeutici; il trattamento con broncodilatatori quali i LAMA sembra essere preferibile per il trattamento della BPCO rispetto ai LABA in questi pazienti. I corticosteroidi orali, utilizzati ampiamente in corso di riacutizzazione di BPCO, possono indurre ritenzione di sodio causando peggioramento dell’insufficienza cardiaca. L’utilizzo eccessivo di diuretici nell’insufficienza cardiaca per ridurre la congestione può provocare alcalosi metabolica sopprimendo il drive respiratorio. Beta bloccanti e ACE-inibitori sono la prima di linea di trattamento nei pazienti con insufficienza cardiaca , ma i betabloccanti sono poco utilizzati nei pazienti con concomitante insufficienza cardiaca e BPCO per la possibile broncocostrizione che consegue al loro utilizzo. Comunque tali farmaci sono controindicati solo nell’asma. Infatti, nei pazienti con BPCO i beta-bloccanti b1 selettivi (es. bisoprololo) sono ben tollerati, riducendo inoltre il rischio di riacutizzazioni e la mortalità.

 

  • Ipertensione arteriosa:

L’ipertensione arteriosa è molto comune nei pazienti con BPCO ma non è associata ad un’aumentata mortalità.

 

Come prevenire?

I pazienti con BPCO e malattie cardiovascolari dovrebbero essere sottoposti a controlli periodici della funzione respiratoria, della funzione cardiaca e dello stato infiammatorio sistemico, distinguendo innanzitutto se il paziente abbia una BPCO in fase stabile o riacutizzata.

  1. Pazienti con BPCO stabile:

  • Anamnesi completa ed esame obiettivo, inclusi questionari per la valutazione della qualità di vita e della dispnea quali mMRC e CAT.
  • Esami di laboratorio quali emocromo, PCR, pro-BNP ed emogasanalisi arteriosa
  • Prove di funzionalità respiratoria (spirometria, DLCO, pletismografia corporea)
  • Radiografia del torace
  • ECG
  • Ecocardiogramma, se indicato.

 

 

  1. Pazienti con BPCO riacutizzata:

  • Anamnesi completa ed esame obiettivo.
  • Esami di laboratorio quali emocromo, PCR, pro-BNP, troponine, fibrinogeno, emogasanalisi arteriosa
  • Radiografia del torace
  • ECG
  • Esami di II livello: Ddimero, TC torace, ecocardiogramma.

 

Conclusioni

In conclusione, l’identificazione ed il pronto trattamento delle comorbidità cardiache è molto importante nella gestione del paziente con BPCO stabile e riacutizzata. Data l’interazione fisiopatologica ed infiammatoria che lega le due patologie, la presenza di comorbidità cardiovascolari deve essere attivamente ricercata in tutti i pazienti con BPCO e viceversa.