L’iperomocisteinemia favorisce processi aterotrombotici mediante la disfunzione dell’endotelio, la promozione della flogosi e un profilo trombofilico. Esistono numerose evidenze cliniche e di laboratorio circa l’associazione tra i livelli plasmatici di omocisteina e un aumentato rischio di malattie cardiovascolari.

L’omocisteina è un derivato della metilazione della metionina, un aminoacido essenziale assunto con la dieta. Tale sostsanza viene successivamente trasformata in cisteina, con processi metabolici che vedono coinvolte le vitamine del gruppo B, per poter poi assolvere a delle funzioni specifiche fisiologiche.

In condizioni normali i livelli di omocisteina nel sangue non dovrebbero eccedere i 15 micromol/L; quando si presentano valori maggiori si può parlare di iperomocisteinemia

Questo eccesso di omocisteina del sangue si è dimostrato essere correlato ad un maggior rischio di sviluppare eventi cardiovascolari.

valori di omocisteina nel sangue considerati normale per uomini e donne, giovani e adulti sono compresi tra 5-12 micro-moli per litro. Valori elevati di omocisteina possono indicare uno stato di malnutrizione o la carenza di vitamina B12 e folati (acido folico).

È d’obbligo chiarire e tranquillizzare i nostri pazienti. Avere iperomocisteinemia alta non vuol dire che si ha un infarto né che si sta per subire un ictus. La presenza di valori elevati di tale sostanza espone ad un rischio relativo cardiovascolare maggiore della restante popolazione e tale aumento è proporzionale all’aumento di tale sostanza e tende a regredire quando si riportano i valori nella norma

Ma a cosa  è dovuto l’aumento dell’omocisteina in circolo ??

Le cause più frequenti sono

  • carenza di vitamine B,
  • carenze enzimatiche su base genetica,
  • farmaci (farmaci ad azione sulla mucosa gastrica, contraccettivi orali, antiepilettici)
  •  età
  •  stili di vita (es. fumo, stress, alimentazione povera di frutta e verdura).

A questo punto è necessaria un’ulteriore precisazione: La principale carenza enzimatica su base genetica e quella più studiata è quella associata alla mutazione dell’MTHFR.

Va detto chiaramente che in letteratura è chiaro che conoscere la mutazione o meno dell’MTHFR non serve a dare alcuna informazione né di prognosi né di trattamento, l’unico dato rilevante è quello dell’omocisteinemia che esso determina. Questa cosa rappresenta un dato molto importante in quanto gli esami genetici che spesso vengono richiesti troppo facilmente, hanno un impatto economico sulla nostra sanità molto più elevato rispetto al semplice dosaggio con prelievo venoso.

Perché l’iperomocisteinemia incrementa il rischio di un evento cardiovascolare?

Le ipotesi sono varie!?!?

Sicuramente il meccanismo principale è quello dell’induzione di infiammazione, ed effetto protrombotico (maggiore tendenza a formare coaguli di sangue) determinata da una disfunzione endoteliale. L’endotelio sarebbe lo strato più interno delle nostre arterie e quando danneggiato espone il soggetto a maggiore rischio  di formazione di trombi con conseguente ischemia acuta nei territori a valle (ictus/infarto)

Quali sono i valori che devono fare allertare paziente e medico curante e valutare se iniziare trasttamento??

 

Come si vede in tabella in letteratura hanno stadiato la gravità dell’iperomocisteinemia sulla base dei valori plasmatici.

Va detto con grande chiarezza che allo stato attuale SOLO  le forme severe sono riconosciute univocamente come fattore di rischio indipendente per eventi acuti cardiovascolari.

Sono moltissimi gli studi in letteratura che associano la presenza di iperomocisteinemia e la patologia cardiovascolare e molti altri la associavano anche allo sviluppo di altre patologie extracardiache.

Questo ha spinto alcuni governi a procedere alla fortificazione delle farine, ossia aggiungere all’interno dei cereali di vitamine del gruppo B che essendo coinvolti nel metabolismo dell’omocisteina, ne riducono i livelli circolanti.

Nonostante tutto questo fermento di letteratura e questo interesse sulla fortificazione delle farine, attualmente le linee guida di settore cardiologiche non inseriscono ancora l’omocisteina come rischio cardiovascolare accertato né consigliano in modo incondizionato il trattamento.

Tuttavia appare prudente trattare, oltre a tutte le forme severe, anche le forme intermedie per cercare di riportare i valori di omocisteina al di sotto di 15 micromol/l