QUAL E’ IL VALORE CORRETTO DI COLESTEROLO A CUI ASPIRARE?

in effetti non esiste una risposta precisa a questo interrogativo.

Ognuno ha il proprio target di Colesterolo a cui bisogna cercare di arrivare

Ma prima di poter rispondere, sono necessarie alcune premesse… Di che colesterolo stiamo parlando? I parametri di normalità che vengono riportati dai comuni laboratori non sono validi?

Le attuali linee guida non considerano più soltanto la colesterolemia totale come fattore di rischio ma preferiscono incentrare l’attenzione sulla componente LDL del colesterolo che negli studi ha dimostrato la maggiore correlazione con gli eventi Cardiovascolari (ictus ed infarto per intenderci)

Ma allora perché continuiamo a fare tutto il profilo lipidico se è importante solo LDL? In effetti il profilo lipidico se esaminato da medici specialisti fornisce grosse informazioni sul profilo di rischio del paziente e sulla necessità o meno di intervenire solo con norme comportamentali e dietetico alimentari, oppure utilizzando integratori alimentari o infine i presidi farmaceutici (statine ed altri)

A complicare la situazione i parametri di normalità riportati dai laboratori solitamente sono obsoleti e non contestualizzano a seconda delle categorie di rischio dei pazienti

Le attuali linee guida hanno dei target specifici in particolare di colesterolo LDL da raggiungere a seconda della categoria del rischio del paziente.

I pazienti “sani” ossia senza fattori di rischio CV e senza alcuna patologia già nota cardiovascolare dovrebbero aspirare ad un LDL < a 119 mg/dl

Quelli che hanno invece un rischio moderato come ad esempio i pazienti diabetici, ma  senza alcun danno d’organo hanno un target < 110mg/dl

I pazienti a rischio elevato che sono tutti quei pazienti che presentano uno o più fattori di rischio CV fuori controllo (PA > 180/110, Diabete mellito scompensato o altri) dovrebbero avere un target di LDL < 70 mg/dl

I pazienti invece a rischio molto elevato, ossia tutti quei pazienti che hanno già aterosclerosi significativa o che hanno già avuto eventi di natura cardiovascolare dovrebbero avere un colesterolo LDL < 55 mg/dl

Nella nostra esperienza molto spesso anche i soggetti sani non raggiungono i target di colesterolo consigliati dalle linee guida cardiologiche e purtroppo nemmeno i pazienti a rischio elevato e molto elevato.

Ciò non vuol dire che tutti i pazienti debbano essere trattati farmacologicamente ma deve far riflettere sull’importanza dei trattamenti farmacologici qualora necessari.

Il primo passo per un corretto trattamento di una dislipidemia, sia essa un’ipercolesterolemia LDL o un’ipocolesterolemia HDL, deve  essere sempre rispettare  le norme comportamentali e dietetico alimentari ma bisogna anche essere consapevoli che un corretto stile di vita, attività ed integratori nella maggior parte delle casistiche riescono a modificare il nostro colesterolo “cattivo”, LDL solo del 20-25 %.

Diamo questa informazione e forniamo un esempio. Un paziente che ha rischio elevato con un target di LDL di 70 mg/dl che si presenta al nostro studio con un colesterolo LDL di 150 mg/dl, difficilmente raggiungerà il risultato solo con le norme comportamentali e dietetico alimentari, che comunque devono sempre essere attuate. In un caso come questo il medico deve ricorrere alla terapia farmacologica e spiegare bene al paziente quanto sia importante abbassare il livello del colesterolo prevenendo eventuali eventi avversi maggiori come infarto del miocardio o ictus cerebrale.

Appare estremamente importante quindi spiegare bene questo concetto. Abbassare il livello del colesterolo LDL in tutti gli studi scientifici ha dimostrato di ridurre SIGNIFICATIVAMENTE il rischio relativo di avere un ictus o un infarto.

È vero assolutamente che i farmaci ipocolesterolemizzanti classici, ossia le statine, non sono scevre da effetti collaterali, ma la severità e la rilevanza clinica di tali effetti sono chiaramente irrilevanti rispetto al beneficio in termini di prevenzione di eventi cardiovascolari importanti.  

 

Va anche aggiunto che da qualche anno a questa parte, nei casi in cui gli effetti collaterali delle statine risultano particolarmente limitanti e/o quando le statine non consentono comunque di raggiungere gli obiettivi previsti, abbiamo a disposizione validissime alternative sul mercato. Anticorpi monoclonali, a breve acido bempedoico, ezetimibe sono le altre armi che abbiamo a disposizione, ma solo lo specialista che si occupa di dislipidemie dovrebbe valutare attentamente le eventuali associazioni o sostituzioni.

In conclusione: i livelli di colesterolo totale, LDL, trigliceridi e glicemia vanno sempre richiesti per valutare il rischio cardiovascolare del paziente. Sulla base del rischio CV lo specialista valuterà necessità o meno della terapia farmacologica sulla base dei target previsti di LDL dalle attuali linee guida.

La terapia deve essere assolutamente spiegata al paziente e l’eventuale presenza degli effetti collaterali va affrontata con serenità cercando di trovare la migliore soluzione strategica, il miglior risultato in termini di aderenza alla terapia e di conseguenza il migliore beneficio in termini di prevenzione.