Il cosiddetto ‘soffio al cuore’ è un ‘fruscio’ che può giungere all’orecchio del medico durante una semplice visita di controllo del cuore.

Frequente soprattutto nei bambini e spesso motivo d’ansia e preoccupazione per i genitori, questo ‘rumore anomalo’, a volte, può essere il segnale della presenza di una patologia cardiaca. Per questo motivo è fondamentale che il cuore venga ‘ascoltato’ con controlli periodici che permettano di individuare tempestivamente eventuali anomalie ed intervenire, se necessario, con una terapia mirata.

Che cos’è il soffio cardiaco

“Il termine soffio cardiaco è probabilmente tra i più famigliari e utilizzati in ambito medico, ma anche tra i più evocativi e generatori di ansie, soprattutto in età pediatrica – spiega il dottor Ferrero -. Dal punto di vista pratico, possiamo concepirlo come l’espressione di una ‘vibrazione’ che si genera all’interno delle strutture cardiache che può essere trasmessa attraverso il torace e giungere all’orecchio del medico.

Dietro questa descrizione fisica si apre però un ampio ventaglio di possibilità cliniche. Per prima cosa è importante dire innanzitutto che il soffio è un segno diagnostico e non una patologia di per sé e il suo significato clinico dipende da:

  • età;
  • storia clinica;
  • sintomi della persona”.

 

Soffio al cuore patologico e soffio al cuore funzionale

Esistono due tipologie di soffio al cuore:

  • patologico;
  • funzionale.

 

Il soffio al cuore patologico

Viene definito soffio patologico o organico, quando dipende da una vera e propria anomalia della struttura del cuore. Nella maggior parte dei casi la causa è una patologia congenita, cioè presente sin dalla nascita.

Può capitare anche che sia causato da malattie cardiache che si manifestano nel corso degli anni (patologie acquisite), come:

  • calcificazioni;
  • lassità;
  • prolassi
  • infezioni o febbre reumatica.

 

Soffio al cuore funzionale

Si parla invece di soffio  ‘funzionale’ quando la ‘vibrazione’ percepita all’auscultazione del cuore non è da attribuire a una patologia, bensì a un più rapido flusso del sangue all’interno delle strutture cardiache.

I fattori che possono generare questa accelerazione sono vari:

  •  attività fisica;
  •  stress eccessivo;
  •  febbre alta;
  •  gravidanza.

Si tratta quindi di una situazione che si può considerare temporanea, poiché generalmente cessa e torna alla normalità nel momento in cui viene meno la causa che l’ha generata.

“Questa tipologia viene definita anche soffio al cuore ‘innocente’, perché riscontrata in persone che hanno un cuore perfettamente sano”, continua lo specialista.

 

Il soffio al cuore nei bambini

“In età pediatrica i soffi cardiaci sono molto frequenti, riguardano infatti circa il 60-70% dei bambini e dei neonati. Nella maggioranza dei casi vengono classificati come ‘innocenti’, perché privi di significato patologico e anche perché, spesso, tendono a scomparire del tutto con il passare degli anni”, spiega ancora il cardiologo.

 

I sintomi

“La sintomatologia varia a seconda della tipologia di soffio cardiaco. Il soffio cardiaco funzionale molto spesso non dà segni particolari della sua presenza.

I sintomi di un soffio cardiaco prodotto da malattie del cuore, invece,  – chiarisce il dottor Ferrero – cambiano in base alla tipologia di patologia che ne è la causa. In molti casi, la sua presenza è associata a:

  •  fiato corto (fame d’aria);
  •  sudorazione abbondante senza motivo;
  •  dolori al petto;
  •  vertigini;
  •  colorazione tendente al blu della pelle, delle dita e delle labbra”.

 

La diagnosi: l’importanza dell’ecocardiogramma

“La presenza di un soffio cardiaco in genere viene riscontrata durante una visita medica, con l’auscultazione del cuore tramite l’utilizzo di uno stetoscopio, che viene appoggiato sul petto, sul fianco e sulla schiena della persona.

Questa metodica non permette però di operare una distinzione tra soffi determinati da turbolenze fisiologiche, cosiddetti ‘innocenti’, e quelli generati da anomalie anatomiche. Per avere una certezza diagnostica, è necessaria quindi una valutazione di secondo livello da parte dello specialista cardiologo – aggiunge il dott. Ferrero -.

L’esame diagnostico di secondo livello più indicato in questo caso è l’ecocardiogramma. Si tratta di una metodica veloce e indolore che è in grado di studiare i flussi all’interno del cuore e rilevare eventuali anomalie.

Nel caso venga riscontrato un soffio patologico, lo specialista potrà decidere se far eseguire ulteriori accertamenti diagnostici, come:

  • ecocardiografia;
  • radiografia torace;
  • risonanza magnetica cardiaca;
  • holter cardiaco;
  • ecocardiogramma sotto sforzo”.

 

La diagnosi di soffio al cuore nei bambini

“È molto importante poi che la valutazione del bambino con soffio avvenga in maniera metodica – afferma il medico – soprattutto da parte di chi ha familiarità con:

  • le cardiopatie congenite;
  •  le modifiche morfologiche e funzionali tipiche dell’età evolutiva.

Ciò permette di:

  • riconoscere immediatamente situazioni sicuramente non patologiche, evitando inutili ansie e controlli;
  • non mancare diagnosi potenzialmente rilevanti contestualizzandole precocemente nel corretto percorso di cura”.

 

Come si cura il soffio cardiaco

“In base alla natura del soffio cardiaco riscontrato, lo specialista valuta la terapia più indicata:

  • il soffio ‘innocente’  per definizione non richiede un trattamento specifico, poiché tende a risolversi venendo meno la causa che lo provoca;
  • i soffi organici o patologici, richiedono un trattamento specifico  in base alla patologia cardiaca strutturale che ne è la causa.

Nei casi più gravi, sarà lo stesso a decidere se intervenire chirurgicamente per risolvere l’anomalia cardiaca che genera il soffio”, conclude lo specialista.