IL PANICO DA MALTEMPO PUO’ SCATENARE LA SINDROME DI TAKO TSUBO

Il panico da maltempo rischia di mettere a dura prova la salute di cuore e vasi sanguigni.

Una paura forte e inaspettata rischia di scatenare la sindrome di ‘Tako Tsubo’, una scarica di adrenalina improvvisa che, anche nel caso di coronarie normali, provoca una compromissione del microcircolo.

Il sangue all’improvviso non arriva, e il cuore prende la forma del vaso giapponese usato per pescare.

Così si rischia addirittura di morire, non per un infarto ma per le conseguenze di una grave aritmia.

Insomma, il caso dell’uomo di Reggio Calabria morto per lo spavento dopo che un ramo gli era caduto sulla macchina, potrebbe non restare isolato.
Fulmini, lampi, tuoni, ma anche rami caduti all’improvviso, buche e allagamenti possono scatenare questo panico improvviso.

Una sindrome che però, di solito è più frequente nelle donne. E finisce per provocare una gravissima ischemia che può anche essere letale. Viene scambiata per un infarto. Ma non lo è, si tratta di un simil-infarto molto pericoloso.

La cardiomiopatia di Takotsubo  è una sindrome cardiaca acuta, identificata di recente, che simula l’infarto miocardico. È caratterizzata da sintomi toracici ischemici, tratto ST elevato all’elettrocardiogramma e elevazione (medio-alta) degli enzimi cardiaci e dei biomarcatori.

La sindrome è stata riconosciuta inizialmente nella popolazione Giapponese ed è stata recentemente descritta negli Stati Uniti e in Europa. Si presenta di solito nelle donne in menopausa, di 55-75 anni, ed ha un’incidenza nella popolazione generale di 1/36.000.

I pazienti presentano in genere dolori toracici simil-ischemici o dispnea, tratto ST elevato e intervallo QT allungato all’elettrocardiogramma, un aumento lieve-moderato degli enzimi cardiaci e dei biomarcatori e un rigonfiamento transitorio `a pallone’ dell’apice del ventricolo sinistro e della porzione media del ventricolo. A differenza delle sindromi arteriose coronariche acute , i pazienti affetti da Tako Tsubo non presentano malattie arteriose coronariche non ostruttive o non vengono riconosciuti con l’angiografia.

Le complicazioni più comuni sono lo shock cardiogeno e l’occlusione del tratto di efflusso del ventricolo sinistro, l’ictus e la formazione di un trombo atipico. Sebbene la causa esatta non sia nota, la sindrome si aggrava di solito con lo stress fisico ed emotivo secondario a malattie non cardiache e ad interventi chirurgici. La diagnosi viene effettuata con l’arteriografia coronarica, la ventricolografia sinistra e l’ecocardiografia.

La diagnosi differenziale si pone con le sindromi coronariche acute e altri tipi di disfunzione ventricolare transitoria. I pazienti devono essere monitorati e ospedalizzati, se presentano aritmie ventricolari, insufficienza cardiaca e complicazioni meccaniche. La presa in carico consiste in una terapia sintomatica e di supporto, che deve basarsi sulla somministrazione di farmaci beta-bloccanti, inibitori dell’enzima angiotensina-convertasi, aspirina e diuretici. Se vengono instaurate misure adeguate nella fase acuta della malattia, in poche settimane è possibile ottenere un recupero completo. Anche se l’evoluzione di regola non causa problemi, può occasionalmente essere complicata dalla rottura del ventricolo sinistro, che è causa di morte improvvisa.