QUALE SPORT FA MALE AL CUORE?

Lo sport è un toccasana per la salute, negli ultimi anni si è sviluppata una grande attenzione verso lo sviluppo di un corretto stile di vita che, di sicuro, comprende la pratica di un’attività motoria adatta all’età e alle condizioni del soggetto. La parola chiave è proprio “adatta”, nel senso che l’attività motoria se eseguita in maniera sconsiderata e senza gli opportuni controlli può essere anche molto dannosa. Alcuni studi, pubblicati su “Heart”, sostengono che, praticare attività sportiva in maniera eccessivamente intensa possa provocare una maggiore sensibilità allo sviluppo della fibrillazione atriale, uno dei fattori di rischio per l’infarto. Ma attenzione a non generalizzare, l’attività fisica se modulata in maniera scientifica non può che essere benefica per l’intero organismo.

Il primo studio, condotto in Svezia, coinvolgeva 44 mila uomini tra i 45 e i 79 anni che sono stati intervistati circa l’attività sportiva svolta all’età di 15, 30, 50 anni e nel corso dell’ultimo anno. I ricercatori hanno quindi monitorato per 12 anni le condizioni cardiache dei partecipanti, al termine di questo tempo hanno rilevato che, rispetto ai soggetti che avevano svolto attività sportiva per meno di un’ora a settimana, coloro che avevano svolto attività fisica intensa per più di 5 ore a settimana avevano il 19% di probabilità in più di sviluppare, intorno ai 60 anni di età, la fibrillazione atriale.

Il secondo studio, di matrice tedesca, ha interessato mille soggetti di circa 60 anni di età, affetti da malattia coronarica stabile. Ai pazienti sono state monitorate frequenza e intensità dell’esercizio fisico svolto in dieci anni, praticato e mirato alla prevenzione di future complicazioni cardiache. Dall’analisi dei risultati raccolti è emerso che i meno attivi avevano il doppio delle probabilità di sviluppare un infarto e il quadruplo di morire per tutte le cause rispetto a chi era fisicamente attivo. Dai risultati è anche emerso che coloro che praticavano regolarmente esercizio fisico intenso avevano il doppio delle probabilità di morire per infarto o ictus di coloro che praticavano sport in modo moderato.

Gli effetti collaterali dello sport sul muscolo cardiaco presuppongono che allenamenti aerobici troppo intensi sarebbero legati a stati pro-infiammatori che, se mantenuti per troppo tempo, potrebbero essere nocivi.

Un’analisi della letteratura scientifica sul tema, di cui ha dato conto sempre la rivista “Heart,” ci informa che non sempre vale la regola del “più è meglio è”. Il rischio non è tanto quello di morte improvvisa durante lo sport, piuttosto, sarebbero rischiosi i danni generati da un’estrema e prolungata attività aerobica.
Un esercizio aerobico eccessivamente lungo e intenso potrebbe accelerare l’invecchiamento del cuore, aumentando il rilascio di radicali liberi, come suggerisce un lavoro pubblicato ancora su “Heart”. La ricerca ha preso in esame le connessioni tra l’insorgere di disturbi coronarici del cuore e la pratica costante di attività fisica intensa, della durata di 30 o 60 minuti, su 60 pazienti di sesso maschile. I risultati rivelano che una sessione di allenamento di 30 minuti è in grado di migliorare l’elasticità delle arterie e di produrre livelli minimi di stress ossidativo e che, al contrario, esercitarsi per un’ora aumenta lo stress ossidativo e peggiora la rigidità vascolare, in particolare negli individui di età superiore ai 50 anni.

In un altro studio, presentato al meeting dell’American College of Sport and Medicine, è stato evidenziato come tra i praticanti della corsa solo chi percorre da 8 a 32 km alla settimana gode di benefici nel lungo termine, con una diminuzione del 25% del rischio di morte, mentre chi allunga le distanze perde ogni vantaggio rispetto ai non corridori. Lo stesso accade a chi supera la velocità di 10-11 km all’ora o corre tutti i giorni. Questo suggerisce come sia preferibile mantenere un ritmo moderato negli allenamenti, con 5 sessioni di esercizio a settimana di durata compresa tra i 30 e i 50 minuti al dì, come scrivono gli autori su “Hearth”.

Caso emblematico quello di Micah True l’americano protagonista del bestseller Born to Run che abbandonò la civiltà moderna per vivere e correre con la tribù dei Tarahumara. Egli correva ogni giorno una distanza compresa dai 40 ai 160 km. Morì improvvisamente all’ età di 58 anni durante un allenamento di 20 km. Secondo l’autopsia si trattò di un caso di cardiomiopatia di Filippide: l’insieme di alterazioni rilevate nei cuori di chi pratica attività fisica molto intensa.

L’esercizio fisico possiede molti dei tratti di un potente agente farmacologico, afferma lo scorso maggio James O’Keefe – professore di medicina presso l’università del Missouri, Kansas City – e ci informa sui potenziali rischi di un’eccessiva pratica sportiva: “Un’attività giornaliera può essere molto efficace per la prevenzione e il trattamento di molte malattie, come le coronopatie, l’ipertensione e l’obesità. Ma, come con tutti i farmaci, esiste un limite di sicurezza nelle dosi, oltre il quale gli effetti avversi possono superare i benefici”.

Il messaggio conclusivo di questa analisi è un invito alla moderazione: l’esercizio fisico regolare fa bene al corpo e alla mente, ma troppo esercizio no. Il troppo stroppia, come dice il proverbio. Troppo allenamento può essere controproducente e forse pericoloso, soprattutto se effettuato in individui scarsamente allenati e soprattutto che si somministrano l’esercizio fisico senza aver fatto alcun controllo preventivo e senza che conoscano il loro grado di idoneità fisica e la soglia di tolleranza allo sforzo.