CHE COS’E’ LA TROMBOSI VENOSA, COME SI CURA E SI PREVIENE

La trombosi venosa è un’occorrenza piuttosto comune a carico di un vaso sanguigno, se individuata tempestivamente è possibile intervenirvi con successo. Come specifica il nome, la trombosi venosa interessa le vene: in esse si forma un coagulo di sangue (trombo) che occlude il vaso sanguigno e interrompe la circolazione. La trombosi venosa si verifica in genere alle braccia o alle gambe, più raramente possono essere coinvolte le vene profonde dell’addome. Se la trombosi colpisce le vene profonde abbiamo una trombosi venosa profonda, altrimenti – se a essere coinvolte sono le vene superficiali – si parla di flebite.

Quali sono le cause della trombosi

La trombosi è la conseguenza della formazione in un vaso sanguigno di un coagulo di sangue (trombo), dunque un grumo solido di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine che ostacola la circolazione all’interno del vaso causando la morte (necrosi ischemica) dell’organo verso cui il sangue bloccato sarebbe stato diretto.

La trombosi venosa profonda può essere legata alla presenza di patologie croniche o di traumi o manifestarsi a seguito di una prolungata immobilità o durante la gravidanza o a seguito di un eccessivo esercizio muscolare. La flebite invece può essere conseguente a un’iniezione endovenosa o a un prelievo di sangue.

Il trombo si può frammentare anche in parti più piccole (embolo), arrivando così attraverso il sistema circolatorio  a qualsiasi organo del corpo, di cui ostacola il funzionamento causando danni anche molto gravi.

Tale condizione è alla base di eventi come l’infarto cerebrale, l’infarto del miocardio o l’embolia polmonare, causata generalmente da un embolo proveniente da un vaso venoso periferico.

Trombosi arteriosa e trombosi venosa

Quando parliamo di trombosi dobbiamo distinguere tra trombosi arteriosa e trombosi venosa, che hanno cause differenti. Generalmente, la trombosi arteriosa è causata da aterosclerosi, dunque tra i principali fattori di rischio figurano ipercolesterolemia, ipertensione, fumo di sigaretta e obesità.

La trombosi venosa invece nella maggior parte dei casi deriva da fattori di rischio acquisiti più o meno transitori, tra cui immobilità per trauma o malattia intercorrente, intervento chirurgico e tumori. Tra i fattori di rischio della trombosi venosa vi è anche la predisposizione genetica all’ipercoagulabilità, che implica una maggiore predisposizione del sangue a creare dei coaguli che possono evolvere in trombi.

I sintomi da non sottovalutare

I trombi si formano più facilmente nelle gambe, sebbene sia bene tenere a mente che qualunque vena o arteria può essere interessata da trombosi. Riconoscere i sintomi della trombosi venosa può non essere semplice, in quanto generalmente tendono a manifestarsi quando si sono già sviluppate complicazioni più severe.

La trombosi venosa alla gamba si manifesta con gonfiore, dolore simile a quello di un crampo, arrossamento della zona colpita. Se si tratta di una flebite può comparire sulla pelle un cordone duro e dolente, di colore rosso, in corrispondenza di una vena. Non sempre i sintomi sono così chiari: talvolta si ha solo dolore e una leggera differenza di circonferenza tra una gamba e l’altra.

La trombosi venosa al braccio è più rara invece, colpisce maggiormente le persone che compiono sforzi con le braccia, come nel caso degli atleti. Può manifestarsi con gonfiore, dolore, pallore del braccio o della mano.

I campanelli d’allarme possono essere aumento di volume, sensazione di calore, intorpidimento e arrossamento della zona o dell’arto interessato. La presenza di questi sintomi non dovrebbe essere presa alla leggera, e qualora si verificassero è opportuno consultare uno specialista.

Anche dispnea (dunque difficoltà respiratorie), che siano a riposo o sotto sforzo, alterazioni improvvise del ritmo cardiaco, e tosse con tracce di sangue e dolore toracico o generalizzato, sono sintomi che possono segnalare una possibile presenza di emboli a livello polmonare. Si tratta di un pericolo potenzialmente mortale, da non prendere alla leggera.

Come si effettua la diagnosi ?

In presenza dei sintomi descritti, è consigliabile recarsi in pronto soccorso. La diagnosi si avvale dell’ecocolordoppler: l’unico esame in grado di confermare o escludere la presenza del trombo nella vena.

È importante andare tempestivamente in pronto soccorso qualora si presentino anche dolore al petto, mancanza di respiro, tachicardia, tosse con tracce di sangue: è possibile infatti vi sia un’embolia polmonare. La trombosi venosa profonda diventa particolarmente grave quando provoca embolia polmonare (nel 40% dei casi di trombosi venosa profonda non diagnosticata e quindi non curata). Una parte del coagulo formatosi in una vena si stacca e raggiunge il cuore e da qui il polmone, bloccando in tutto o in parte la circolazione fino a causare un infarto polmonare, ossia la morte di una porzione del polmone, con importanti conseguenze respiratorie, talvolta anche fatali.

Trattamento e prevenzione

Il trattamento per la trombosi prevede l’utilizzo di farmaci anticoagulanti, in grado di inibire la coagulazione del sangue provocata dalla patologia.

Anche in caso di predisposizione alla trombosi, la prevenzione passa per lo stile di vita: ruolo di primissimo piano ha infatti l’attività fisica, poiché sovrappeso corporeo e obesità, causati spesso da uno stile di vita sedentario, sono importanti fattori di rischio aggiuntivi.

Le donne con predisposizione genetica alla trombosi venosa, inoltre, dovrebbero evitare l’utilizzo di estroprogestinici a scopo anticoncezionale o sostitutivo dopo la menopausa, oppure utilizzarli solo a seguito di un’approfondita valutazione con uno specialista in emostasi e trombosi.

È consigliabile poi indossare calze elastiche durante il giorno, sollevare i piedi del letto di una decina di centimetri (non il materasso), dedicarsi quotidianamente all’attività fisica, non esporre le gambe a fonti di calore, seguire scrupolosamente la terapia fornita dal medico e riferire eventuali sintomi o disturbi.