La cosiddetta “ipertensione da camice bianco” è una condizione relativamente frequente nella pratica clinica, spesso difficile da interpretare che interessa circa il 10% dei pazienti.

Essa è caratterizzata da un aumento stabile dei valori pressori quando misurati in ambiente clinico e dalla pressoché completa normalizzazione dei valori pressori quando misurati al di fuori del contesto clinico (registrata mediante monitoraggio ambulatoriale delle 24 ore).

Principalmente tale fenomeno interessa la pressione arteriosa sistolica (“la massima”).


Tale fenomeno è stato da sempre oggetto di accesa discussione, sia da parte dei pazienti che dei medici. I primi, infatti, utilizzano spesso l’eccessiva reattività alla misurazione della pressione arteriosa in ospedale o in ambulatorio come espediente per non accettare la modifica della terapia farmacologica antipertensiva (che nella maggior parte dei casi si tradurrebbe in un aumento del numero o dei dosaggi delle compresse). I secondi, invece, si riparano talvolta dietro questo fenomeno per non dover affrontare le conseguenze derivanti da una terapia farmacologica antipertensiva più complessa ed articolata. In entrambi i casi si tratta di un errore, che andrebbe evitato.

Per quanto riguarda i pazienti, occorre precisare che l’aumento transitorio dei valori pressori che si registra durante la visita, spesso legato alla presenza del medico, rappresenta il cosiddetto “effetto camice bianco”, che è condizione ben diversa e meno pericolosa rispetto alla “ipertensione da camice bianco”. Per quanto riguarda i medici, è opportuno raccomandare di non rimandare mai la decisione sulla modifica di terapia, quando necessaria (cosiddetta inertia clinica), sebbene in questo caso la decisione se trattare o non trattare l’ipertensione da camice bianco sia più complessa.

E’ sempre bene affidarsi a dati oggettivi per stabilire se quella ipertensione arteriosa è da “camice bianco” o è vera: sicuramente l’automisurazione a casa, l’ecocardiogramma color Doppler e un monitoraggio pressorio 24h tramite l’Holter sono di valido aiuto per la diagnosi.

Se all’ecocardiogramma color Doppler si trovano un setto interventricolare aumentato di spessore e all’Holter pressorio valori pressori elevati anche solo in una percentuale , è indicato iniziare una terapia.

Per rispondere a questo quesito ed aiutare il medico nella scelta sull’opportunità di iniziare o meno un trattamento farmacologico antipertensivo in pazienti con ipertensione clinica isolata sono stati recentemente pubblicati i dati di uno studio clinico italiano, derivante dalla popolazione inclusa nello Studio PAMELA, condotto nella popolazione residente di Monza.

Rispetto alla popolazione di soggetti normotesi di controllo, il rischio di mortalità cardiovascolare e di mortalità per tutte le cause non è risultato significativamente aumentato nei soggetti che presentavano un aumento non persistente dei valori pressori clinici in due visite consecutive (e normali valori pressori medi delle 24 ore), mentre è risultato significativamente aumentato nei soggetti con aumento stabile dei valori pressori clinici in due visite consecutive (e normali valori pressori medi delle 24 ore). Tali risultati sono stati osservati anche dopo correzione per i principali fattori di rischio cardiovascolare, tra cui età, sesso maschile, indice di massa corporea e storia di malattie cardiovascolari.

I risultati di questo studio possono avere delle ricadute rilevanti, in quanto da una parte sottolineano l’importanza della corretta misurazione della pressione arteriosa e soprattutto dell’accurata valutazione del profilo di rischio cardiovascolare in presenza di un aumento (anche transitorio) dei valori pressori. Dall’altra parte, essi consigliano fortemente di non sottovalutare il riscontro di valori pressori clinici elevati, anche in presenza di normali valori ambulatoriali delle 24 ore, in virtù del potenziale rischio di complicanze cardiovascolari e non cardiovascolari nel medio-lungo termine.

In conclusione, sulla base dei risultati di questo studio è possibile rispondere alla domanda presente nel titolo, se l’ipertensione da camice bianco vada trattata o meno, confermando che la risposta è sicuramente sì, mentre nel caso dell’effetto camice bianco la risposta è sicuramente no.